Alessandro Riga, Ricercatore, Dipartimento di Biologia, Università di Firenze
Verso la fine del Miocene, alcune scimmie cominciarono a sperimentare un nuovo tipo di locomozione: il bipedismo. Ne sono un esempio alcune forme fossili vissute in Europa tra i 7 e i 13 milioni di anni fa. Questi animali, che si spostavano su due piedi camminando sui rami più grandi delle foreste europee o in ambienti palustri e acquitrinosi, non appartenevano alla nostra linea filetica. Poco più tardi, comparvero nuove scimmie, questa volta in Africa, caratterizzate anch’esse da stazione eretta e locomozione bipede. Queste specie, appartenenti ai generi Sahelanthropus, Orrorin e Ardipithecus, risalgono a un periodo compreso tra i 5 e i 7 milioni di anni fa e potrebbero essere all’origine della tribù a cui apparteniamo, gli Hominini.
A partire da 4,2 milioni di anni fa compare la prima forma fossile chiaramente appartenente alla nostra linea filetica, Australopithecus anamensis. Questa specie è sicuramente bipede e, rispetto alle altre scimmie, ha lo smalto dei denti spesso e un canino di dimensioni ridotte. Inizia così la radiazione delle australopitecine, tra i 4 e 1 milione di anni fa, che ha dato vita a più di 10 specie appartenenti a 3 generi (Australopithecus, Paranthropus, Kenyanthropus). Alcune di queste specie hanno iniziato a utilizzare strumenti in pietra scheggiata già a partire da 3,3 milioni di anni fa, dando il via all’evoluzione culturale che ha poi assunto un ruolo centrale nella radiazione del genere Homo, anch’esso originatosi da questo gruppo di enorme successo.
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