La biodiversità è la diversità della vita a tutti i suoi livelli di organizzazione: dai geni, alle popolazioni, alle specie, agli ambienti in cui queste specie vivono.
Biodiversità è una parola che è stata inventata di recente, nel 1980 da Tom Lovejoy, un biologo americano. E molto rapidamente ha acquisito una grande importanza man mano che ci siamo resi conto della dipendenza della vita e del benessere umano dal benessere della biodiversità.
Nel 1992 è stata organizzata una conferenza internazionale che ha riunito tutti i principali paesi mondiali, nota come la Convenzione di Rio.
La biodiversità è evidente a tutti noi quando ci spostiamo da un posto a un altro. Se prendiamo il treno dalla costa fino a un paese in montagna, vediamo un cambiamento di una grande varietà di ambiente. Ci rendiamo conto in qualche modo che la composizione delle specie in questi diversi ambienti è molto differente.
Cosa è però che determina la variazione della biodiversità? Vi sono diversi fattori. Alcuni agiscono a scala locale, altri agiscono a scala molto più grande. In questo viaggio in treno, per esempio, il fattore principale che determina la variazione è il cambiamento della quota sul livello del mare. Le variazioni altitudinali portano a una sostituzione di alcune specie con altre, che si erano adattate, per esempio, partendo dal mare, ad ambienti via via più freddi. Alcune possono vivere tra i ghiacci e altre naturalmente possono vivere in un ambiente salino vicino alla costa.
Un altro grande fattore, forse il principale, che determina la variazione della biodiversità, sia nella qualità (quindi nella sua composizione di specie), sia nella quantità (nella ricchezza delle specie, degli ambienti che possiamo riscontrare in un'area) è la latitudine. La latitudine porta con sé un gradiente di quantità di energia, di irraggiamento solare, che raggiunge una determinata area. Per questa ragione, andando dai poli verso l'equatore, vediamo un grande aumento nel numero di specie, una grande variabilità degli ambienti che aumenta man mano che ci avviciniamo alle aree tropicali, dalle grandi distese di ghiaccio dei poli, fino a foreste con una grande complessità strutturale e molte specie che vivono al suolo, sulla chioma degli alberi oppure al di sopra delle cime degli alberi. Una maggiore quantità di irraggiamento solare, ai tropici rispetto ai poli, significa una maggiore quantità di energia apportata al sistema biodiversità. Maggiore è l'energia, maggiore è la capacità di speciazione di questo sistema, quindi più specie si formano in una stessa quantità di superficie.
Il fatto che la biodiversità sia distribuita in maniera non uniforme sul pianeta, permette l'esistenza di cosiddetti hotspot, letteralmente punti caldi di biodiversità. Gli hotspot di biodiversità sono delle regioni relativamente ristrette del mondo che contengono una quantità sproporzionata di biodiversità rispetto ad altre regioni. Troviamo hotspot di biodiversità in tutte le aree tropicali del mondo, dalla regione tropicale delle cime andine; spostandoci in Africa alla Rift Valley, ad esempio, in Madagascar; la catena montuosa del Western Ghats in India; e, almeno per quanto riguarda le specie di piante, anche tutti quanti gli ambienti mediterranei.
Gli ambienti mediterranei sono un'area estremamente ricca di biodiversità vegetale perché il clima poco variabile e complessivamente molto mite, ha consentito l'evoluzione di un grande numero di specie di piante. Gli hotspot di biodiversità sono naturalmente il focus principale delle azioni dei biologi della conservazione, che cercano di conservare la biodiversità sul nostro pianeta.
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