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Nella costa centro-occidentale dell’Isola c’è un paradiso incontaminato riconosciuto dalla Commissione europea come destinazione d’eccellenza ‘Eden’, una cornice naturalistica unica dove praticare ogni attività a cielo aperto durante tutto l’anno
Un lembo di Sardegna che infonde la sensazione di continuità fra terra e mare. Nell’area protetta della penisola del Sinis e dell’isola di Mal di Ventre, istituita nel 1997 ed estesa circa 26 mila ettari nel territorio di Cabras, un variopinto campionario di ambienti terresti e lacustri degradano dolcemente verso spiagge e scogliere. A sud, la fascia costiera parte dal promontorio di Capo san Marco, si sviluppa con le rocce e la sabbia morbida di san Giovanni di Sinis e la sabbia quarzosa di Mari Ermi, Is Arutas e Maimoni, fino alle falesie di su Tingiosu. Poco sotto Capo Mannu, limite a nord, troverai le Saline e la spiaggia di Putzu Idu. I granuli di quarzo delle ‘perle costiere’ sono originati dal disfacimento delle rocce: una storia iniziata 600 milioni di anni fa a Mal di Ventre.
L’isola, insieme allo scoglio del Catalano, collegati da un tavolato granitico colorato dal corallo, sono un ‘santuario della natura’, dove nidificano volatili marini e vivono tartarughe e cetacei. Fondali sabbiosi e praterie di posidonia sono popolati da pesci, molluschi e crostacei: paesaggi sommersi ideali per snorkeling e fotografia subacquea, anche grazie alla presenza di relitti di ogni epoca: navi romane, spagnole e del XX secolo, tra cui un’oneraria di 36 metri affondata tra 80 e 50 a.C. con duemila lingotti di piombo.
Nelle zone ‘aperte’ sono consentite navigazione e immersioni. Nell’immediato entroterra le dune di sabbia lasciano spazio agli stagni di Cabras, ecosistema palustre tra i più grandi e produttivi d’Europa, popolato da fenicotteri rosa. Nell’area marina potrai praticare pescaturismo su barche artigianali o navigare a vela sulle rotte dei fenici. Il Sinis, grazie al maestrale, è ideale anche per kyte e wind surf tutto l’anno. Oppure farai esperienze rilassanti a contatto con la natura, a piedi e in bici.
Per ripercorrere preistoria e storia del Sinis, dirigiti nell’estremità meridionale, a Tharros: fu villaggio nuragico, colonia fenicia, porto cartaginese, città in età romana, capoluogo in età bizantina e, infine, prima capitale del giudicato d’Arborea. Nel museo di Cabras, assisterai a una delle scoperte archeologiche più straordinarie: le statue dei Giganti di Mont’e Prama (VIII secolo a.C). Da visitare anche l’ipogeo di san Salvatore, meta da sempre di una singolare processione a inizio settembre: la Corsa degli Scalzi, una delle feste più suggestive dell’Isola.
San Giovanni del Sinis : Un tempo borgo di pescatori, oggi rinomata località balneare. San Giovanni, frazione di Cabras a sud della penisola del Sinis tutelata dall’area marina, si trova lungo la strada che conduce all’antica città di Tharros e, più a sud, allo scenografico capo San Marco. La spiaggia si estende per circa due chilometri fra la colonia fenicio-punica (poi romana) e Funtana Meiga, con un parcheggio adatto anche ai camper. Si affaccia su un mare cristallino con fondale ricco di specie ittiche e flora marina, paradiso per diving, snorkeling e pesca subacquea. Venti costanti contribuiscono a renderlo meta di appassionati di surf.
Il paesaggio di dune di sabbia è inframmezzato da rocce di arenaria e basalto e dalla suggestiva torre spagnola, intitolata a san Giovanni e costruita da Filippo II tra 1580 e 1610 per far fronte alle incursioni piratesche. Si erge a 500 metri dall’arenile e si raggiunge passeggiando lungo una poco impegnativa salita.
Maimoni: Una distesa di due chilometri di sabbia chiarissima, impreziosita da chicchi di quarzo con varie sfumature di bianco e rosa, tipici del litorale di Cabras, da cui dista 13 chilometri. La stupenda e preziosa spiaggia di Maimoni, con caratteristiche del tutto simili alle vicine e altrettanto belle Is Arutas e Mari Ermi, sorge all’interno dell’area marina della penisola del Sinis e deriva il suo nome dal dio sardo e fenicio dell’acqua e della pioggia. Al culto della divinità si ricollega, in una sorta di continuità religiosa, la chiesa di san Salvatore, costruita nel XVII secolo sui resti di un ipogeo precristiano, a pochi passi dalla spiaggia.
Il litorale è ampio e lungo, con alcuni tratti di scogli sulla riva. L’acqua è cristallina e trasparente, le tonalità del mare azzurre e turchesi, il fondale sabbioso e digradante, ideale per far nuotare i più piccoli.
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